Dicembre
2007
- Nelle ultime settimane ci siamo occupati diverse volte dei sentieri
naturali e della viabilità rurale che vascolarizzano il
nostro territorio ed è chiaramente emersa
l'importanza di questi percorsi sia sotto il profilo storico
che economico.
Numerose iniziative istituzionali sono state indirizzate alla
riscoperta, conservazione e valorizzazione di questo patrimonio. La
Comunità Montana, per esempio, dopo un accurato censimento
pubblicato nella "Guida ai sentieri naturali e all'antica
viabilità rurale, 2002", ha provveduto alla messa in
sicurezza dei percorsi e alla loro manutenzione. A questi sono seguiti
gli interventi dell'Ente Parco di Roccamonfina, tra i quali il
progetto, attualmente in fase esecutiva, di un’area attrezzata per
l'accesso al Parco (info-point), in località Taverna
S.Antonio, proprio all'imbocco di uno dei sentieri naturali
più interessanti che attraversano il nostro Comune (il
sentiero HI che dai Lavatoi di Vezzara conduce appunto a Taverna
S.Antonio).
Percorrendo questo ed altri sentieri, però, ci si
può rendere conto della distanza enorme esistente tra
istanze pubbliche ambientaliste e interessi dei privati cittadini,
anche proprietari o conduttori di fondo. Ovunque, di preferenza negli
spazi demaniali e nei fossi di confine, emergono rifiuti e scorie che
sono il segno tangibile di una cronica conflittualità e di
un’equivoca significanza degli interessi, radicate, ormai, nel tessuto
sociale.
Le abitudini sono dure a morire, è proprio vero: quelli che
un tempo, per scarsa disponibilità, erano solo rifiuti
"umidi" e venivano consegnati al ciclo biologico, sono divenuti oggi
rifiuti speciali; egualmente, però, vengono consegnati alla
natura perché li metabolizzi (!?).
Premesso che dovrebbe esistere, stando alle vigenti disposizioni di
legge, un adeguato circuito per il corretto trattamento di ogni tipo di
rifiuti (sigh!), il problema nel nostro caso è
più articolato.
Si percepisce e si vive, infatti, la svolta ambientalista delle
amministrazioni locali (non troppo convinta e portata a rimorchio
dall'istituzione del Parco Regionale di Roccamonfina) come
"imposizione" di politicalandia, in frizione con le reali esigenze
anche economiche (industriali!?) della società reale.
Certamente l'interesse pubblico prevale sul privato, ma
l'amministrazione, specie nei livelli più vicini ai
cittadini, che parte dal vantaggio dotazionale di strumenti per far
valere coattivamente questa prevalenza, prima ben dovrebbe sforzarsi di
illustrare l'origine e la riferibilità dell'interesse
pubblico, in fondo, al privato. Il sacrificio dell'interesse del
singolo per la convenienza di una comunità è
ripagato da nuove e più coerenti (con l’interesse
collettivo) opportunità privatistiche. Guardando al caso di
Conca della Campania, l'interesse ambientalista non può e
non deve essere presentato dalle piccole istituzioni come una minaccia
all'interesse privato o a disegni economici industriali (secondo me
estranei al nostro DNA e di ulteriore carico all'emergenza ambientale),
ma per quello che realmente rappresenta: una nuova, modernissima e
(questa si) sostenibile base di vero sviluppo economico.
Non c'è però soltanto un problema di
comunicazione; al fondo c'è, infatti, una percepita minaccia
alla propria liberta da parte del cittadino. Ma libertà di
fare cosa?
Certamente non libertà di appestare il territorio con
rifiuti di ogni genere!
Il privato qualsiasi, dovendo rimodernare casa, decide tranquillamente
di "regalare" alla comunità il proprio salotto; e
così, tra un ciclamino ed un germoglio di castagno, si
può ammirare un salotto moderno composto da due poltrone e
tavolinetto con l'omaggio di un tostapane! O ancora, affondando
divertiti nel giallo letto autunnale di un castagneto, possiamo
scoprire la marca di pneumatici preferita dal trattorista che manutiene
i fondi della zona… e perché no, la marca di asfalto
preferita dallo specialista degli innesti, non facendoci sfuggire
l'opportunità di censire le preferenze concane in materia di
scaldabagni, lavatrici, frigoriferi ed elettrodomestici vari. In
ultimo, ma di importanza centrale, il problema dello smaltimento dei
troppi (per passare inosservati) rifiuti edili, che possono contenere
il fatale amianto!
Quasi in ogni anfratto, canale di scolo, fosso di confine, si propone
una triste mini discarica; è
questo il quadro di un'emergenza drammaticamente calata nella peggiore
crisi della politica regionale di gestione dei rifiuti. Nessuna
attuazione delle disposizioni di legge relative alla raccolta
differenziata; scarico selvaggio di rifiuti speciali; silenzio assenzo
di tante amministrazioni sono tutti viatici alla distruzione del nostro
patrimonio ambientale.
Vi lascio preoccupato, tentato dalle inevitabili, ma egualmente dannose
e da fuggire, pulsioni ecologiste estremistiche… ma persuaso che un
pizzico di rigore non guasterebbe e vieppiù convinto che
nell'interesse ambientale sia da leggere la guida del nostro futuro,
l'unica fonte vera di risorse, l'unica retta via per un futuro sano ed
economicamente prospero per Conca.